Questi disturbi rientrano nella dimensione NEVROTICA. L’ansia è espressione di un conflitto interno, che è importante indagare per poi rielaborarlo. È una forma di paura, un campanello d’allarme lanciato dall’Io che avverte un pericolo che va individuato. In questi disturbi in genere le aree di funzionamento generale della persona sono prevalentemente conservate, o compromesse in modo circoscritto. L’Io continua a svolgere le sue funzioni, anche se con disagio e difficoltà. Il rapporto con la realtà è mantenuto. Per tutti i disturbi d’ansia può essere applicata una terapia espressiva, per il buon contatto con la realtà presente.
Solitamente vengono utilizzati 3 approcci terapeutici: Comportamentale, Cognitivo-Comportamentale, Psicodinamico (e a volte sistemico).
Il disturbo è caratterizzato da almeno 6 mesi di ansia e preoccupazioni difficilmente controllabili, smisurate e ripetute che riguardano una pluralità di tematiche (prestazioni lavorative, futuro dei figli, ecc.) e sono presenti per la maggior parte della giornata. Queste preoccupazioni possono compromettere il sonno, l’umore (irritabilità, ansia), il corpo (affaticabilità, tensione muscolare) e la concentrazione. La persona ha difficoltà a controllare la preoccupazione. L’ansia, la preoccupazione, o i sintomi fisici causano disagio clinicamente significativo o menomazione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti. L’alterazione non è dovuta agli effetti fisiologici diretti di una sostanza o di una condizione medica generale e non si manifesta esclusivamente durante un disturbo dell’umore, un disturbo psicotico o un disturbo pervasivo dello sviluppo.
Secondo il DSM IV riguarda un breve periodo in cui l’individuo viene improvvisamente travolto da uno stato di terrore, spesso legato all’urgenza di fuggire di fronte a eventi ritenuti catastrofici e incombenti. I sintomi raggiungono il picco in 10 minuti e sono almeno 4 fra: palpitazioni, sudorazione, tremori, dispnea, dolore o fastidio al petto, nausea o disturbi addominali, sensazione di sbandamento, instabilità, svenimento, derealizzazione (senso di irrealtà), depersonalizzazione (essere staccati da sé stessi), paura di perdere il controllo o di impazzire, paura di morire, brividi, vertigini.
Bisogna identificare l’ambito in cui si verifica l’attacco di panico e individuare la diagnosi specifica. Spesso sono presenti eventi stressanti o la separazione da figure significative prima dell’insorgenza dell’attacco di panico. La sintomatologia è soprattutto organica e assomiglia a ciò che si prova nelle prime fasi di un infarto. Si verifica un travaso improvviso di ansia che la persona non riesce a contenere associato all'impressione di morire, di disintegrarsi e di impazzire. Il disturbo non appartiene alla dimensione psicotica perché il soggetto appena si riprende ha un buon contatto con la realtà.
Frequenti attacchi di panico che appaiono all’improvviso, inaspettati e ricorrenti e continua preoccupazione della minaccia del loro ritorno, preoccupazione sulle implicazioni degli attacchi o sulle conseguenze, significativa alterazione del comportamento correlata agli attacchi. Gli attacchi di panico non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza o di una condizione medica generale, e non sono meglio giustificati da un altro disturbo mentale (fobia sociale, fobia specifica, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo post-traumatico da stress, dist d’ansia da separazione).
Va precisato che si tratta di disturbo di panico con agorafobia, agorafobia senza anamnesi di disturbo di panico.
Il soggetto prova una forte ansia quando si trova in situazioni dalle quali sembra difficile o imbarazzante allontanarsi e teme di non poter ricevere aiuto se viene colto da un attacco di panico. L’attacco si manifesta soprattutto quando la persona è sola e lontana dai suoi punti di riferimento. (in luoghi affollati o in mezzi di trasporto). La persona per evitare l’evento temuto cerca di limitare al massimo gli spostamenti e quando è costretta a uscire si fa accompagnare da qualcuno. Secondo la concezione psicodinamica il paziente è molto dipendente e soffre di angoscia abbandonica. Ha un’aggressività rimossa molto forte. Vive un’angoscia di penetrazione, intrusione, reagendo a un’angoscia di inglobamento, intrusione da parte dell’altro. Lo spazio esterno e la folla simboleggiano la caduta dei confini interni. L’agorafobia si può presentare in presenza o meno dell’attacco di panico: può essere reattiva all’attacco oppure l’utente vive nell’angoscia che l’attacco di panico possa giungere. Il soggetto non esce da solo ma si fa accompagnare, dismette funzioni essenziali legate all’autonomia ed entra in uno stato di dipendenza. Agorafobia e claustrofobia fanno parte della stessa dimensione (bisogna individuare quale aspetto prevale).
Il disturbo è caratterizzato sia da frequenti attacchi di panico che da agorafobia. Il soggetto chiede di essere accompagnato nelle uscite, o delega qualcuno a sostituirlo nello svolgimento di varie commissioni: grave menomazione dell’autonomia del soggetto, invalidato in alcune aree della propria funzionalità. Utile indagare se l’agorafobia è stata conseguente (reattiva) all’attacco di panico.
La fobia specifica è caratterizzata da ansia clinicamente significativa provocata dall’esposizione a un oggetto o a una situazione temuti, che spesso determina condotte di esitamento. La persona riconosce l’eccessività e l’irragionevolezza della paura che però non riesce a controllare. Secondo una visione psicodinamica ogni fobia ha una componente di repulsione e di attrazione inconsapevole verso l’oggetto temuto. Gli oggetti e le situazioni temuti rappresentano oggetti interni paurosi: la paura viene proiettata e spostata sull’oggetto esterno in modo da poterla controllare (così diventa circoscritta ed evitabile). L’evitamento (stile difensivo privilegiato) contribuisce all’aumento della paura e quindi del blocco emotivo verso l’oggetto o la situazione.
FOBIA verso ANIMALI: il soggetto mostra un’esagerata paura verso uno o + generi animali. Esordio nell’infanzia. Gli animali simboleggiano la pulsionalità pura senza il controllo della ragione. Si teme il contatto con i propri contenuti emotivi che non si riescono a gestire correndo il rischio di perderne il controllo.
AMBIENTE NATURALE: specificare se la paura è provocata da elementi dell’ambiente naturale come temporali, altezze, acqua. Esordio nell’infanzia (pensiero magico). Temporali=contenuti emotivi minacciosi, travolgenti e impetuosi; Altezza=temuta attrazione verso la sfracellarsi; Acqua: problematiche con figura materna.
SANGUE-INFEZIONI-FERITE: specificare se la paura è scatenata dalla vista del sangue o delle ferite o da procedure mediche come l’infezione. Sangue=contenuti aggressivi inaccettati; Iniezioni=tematiche aggressive e/o contenuti ipocondriaci
SITUAZIONALE: varie situazioni diverse, per esempio trasporti pubblici, tunnel, ascensori, luoghi chiusi. Esordio con un primo picco nell’infanzia e un altro verso i 25 anni.
ALTRI TIPI: per esempio paura di precipitare quando si è lontano da mezzi di supporto fisico come i muri; rumori forti; personaggi in maschera; fobie verso situazioni che possono portare a soffocare, vomitare, ammalarsi.
Eccessiva ansia suscitata da situazioni o prestazioni sociali che determina condotte di evitamento. L’individuo riconosce l’irragionevolezza ed esagerazione del proprio timore, ma non riesce a controllarlo, e a preservare del tutto le aree di funzionamento globale. C’è un conflitto tra l’esibirsi e il non esibirsi, il mostrarsi e il nascondersi; l’esibizione viene colpevolizzata. Il soggetto prova il desiderio di esibirsi x cui si colpevolizza e si vergogna. Paura marcata e persistente di una o più situazioni sociali o prestazionali nelle quali la persona è esposta a persone non familiari o al possibile giudizio degli altri. L’individuo teme di agire (o di mostrare sintomi di ansia) in modo umiliante o imbarazzante. L’esposizione alla situazione temuta quasi invariabilmente provoca ansia, che può assumere le caratteristiche di un attacco di panico causato dalla situazione. La persona riconosce che la paura è eccessiva e irragionevole. Le situazioni temute sociali sono evitate o sopportate con intensa ansia e disagio. L’evitamento, l’ansia anticipatoria, il disagio nella situazione sociale o prestazionale interferiscono significativamente con le abitudini della persona, con il funzionamento lavorativo o con le attività o relazioni sociali. Negli individui al di sotto dei 18 anni la durata è almeno 6 mesi. La paura o l’evitamento non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza o di una condizione medica generale, e non è meglio giustificato da un altro disturbo mentale.
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