La caratteristica predominante di questi disturbi è un’alterazione dell’umore.
Gli episodi di alterazione dell’umore (EPISODIO DEPRESSIVO MAGGIORE, EPISODIO MANIACALE, EPISODIO MISTO, EPISODIO IPOMANIACALE) non rappresentano singolarmente una diagnosi, ma costituiscono le fondamenta per la diagnosi dei disturbi.
Parlando dei disturbi dell’umore, i criteri diagnostici riguardano la presenza o assenza degli episodi di alterazione dell’umore. I disturbi dell’umore sono suddivisi in DISTURBI DEPRESSIVI (DEPRESSIONE UNIPOLARE), DISTURBI BIPOLARI e 2 disturbi medici.
Si può diagnosticare solo se sono presenti simultaneamente da almeno 2 settimane almeno 5 dei seguenti sintomi (devono rappresentare un significativo cambiamento rispetto al funzionamento precedente); uno dei sintomi deve essere rivelatore di umore depresso o di perdita di piacere/interesse.
L’episodio può essere diagnosticato dopo un periodo di almeno 1 settimana in cui l’umore del soggetto appare elevato in modo anormale e persistente in senso espansivo o come indice di intensa irritazione. Si notano almeno 3 dei seguenti sintomi in modo persistente (4 se la persona appare solo irritabile):
I sintomi non soddisfano i criteri per l’episodio misto. L’alterazione dell’umore è talmente grave da determinare una compromissione nelle aree di funzionamento. Talvolta è necessario richiedere l’ospedalizzazione per riparare, o prevenire, azioni pericolose del soggetto contro sé stesso o gli altri.
Si può diagnosticare se per almeno una settimana quasi ogni giorno si verificano i criteri dell’episodio maniacale e dell’episodio depressivo maggiore (la sola differenza è la durata). Il soggetto ha difficoltà sia nel lavoro che nelle altre attività sociali e relazionali a causa dell’umore fortemente alterato. Talvolta è necessaria una richiesta di ospedalizzazione per evitare che egli danneggi sé stesso o gli altri o nei casi in cui appaiano aspetti psicotici.
I sintomi sono gli stessi descritti per l’episodio maniacale ma il quadro si presenta con una minore gravità. Le aree di funzionamento globale non sembrano particolarmente compromesse. L’episodio dura almeno 4 giorni (quello maniacale non dura meno di una settimana). Non sembrerebbe necessaria l’ospedalizzazione.
Il disturbo è caratterizzato da uno o più Episodi Depressivi Maggiori (disturbo depressivo maggiore episodio singolo; disturbo depressivo maggiore ricorrente). Il soggetto per almeno 2 settimane mostra umore depresso o perdita di interesse o piacere.
Il disturbo è caratterizzato dalla presenza di umore depresso quasi ogni giorno per almeno 2 anni, accompagnato da altri sintomi depressivi che non soddisfano i criteri per un disturbo depressivo maggiore. Il disturbo depressivo maggiore è costituito da 2 o più episodi depressivi maggiori che possono non alterare il funzionamento abituale dell’individuo. Il disturbo distimico è caratterizzato da sintomi depressivi cronici presenti da diversi anni e meno gravi. Il soggetto mostra umore depresso per la maggiorparte del tempo da almeno 2 anni. Può soffrire di insonnia o ipersonnia, scarso appetito o iperfagia. Ha bassa autostima, affetto da sentimenti di disperazione. I sintomi determinano grave disagio o danneggiano aree di funzionamento globale. Durante i primi 2 anni del decorso del disturbo non è stato presente un episodio depressivo maggiore, maniacale, misto o ipomaniacale.
La caratteristica essenziale del Disturbo Bipolare I è un decorso clinico caratterizzato dalla presenza di uno o più episodi misti o episodi maniacali.
Spesso gli individui hanno presentato anche uno o pi episodi depressivi maggiori. Gli episodi di disturbo dell’umore indotto da sostanze o di condizione medica generale non contano per una diagnosi. inoltre gli episodi non risultano meglio spiegati da un disturbo schizoaffettivo e non sono sovrapposti a schizofrenia, disturbo delirante o psicotico non altrimenti specificato. La ricorrenza è indicata da un passaggio di polarità dell’episodio, o da un intervallo di almeno due mesi senza sintomi maniacali tra gli episodi. Un passaggio di polarità corrisponde a un decorso clinico per cui un episodio depressivo maggiore evolve in un episodio maniacale o in un episodio misto.
A. Presenza (anche in anamnesi) di uno o più Episodi Depressivi Maggiori.
B. Presenza (anche in anamnesi) di almeno un Episodio Ipomaniacale.
C. Non vi è mai stato un Episodio Maniacale o un Episodio Misto.
D. I sintomi dell'umore di cui ai criteri A e B non sono meglio inquadrabili come Disturbo Schizoaffettivo, e non sono sovrapposti a Schizofrenia, Disturbo Schizofreniforme, Disturbo Delirante o Disturbo Psicotico Non Altrimenti Specificato.
E. I sintomi causano disagio significativo o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti.
Il disturbo è caratterizzato dalla presenza, per almeno 2 anni, di frequenti periodi in cui appaiono sintomi maniacali che NON sono quelli dell’episodio maniacale. Il soggetto per lunghi e ripetuti periodi sintomi depressivi che NON sono tali da essere considerati criteri per l’episodio depressivo maggiore. Per almeno 2 anni il soggetto alterna copiosi episodi IPOMANIACALI con altrettanti DEPRESSIVI che non rientrano nei criteri per diagnosticare un episodio depressivo maggiore. In questo periodo il soggetto non è mai stato senza questa alternanza per + di 2 mesi. NON si è mai verificato un episodio depressivo maggiore, maniacale o misto nei primi 2 anni del disturbo; dopo i primi 2 anni invece si possono presentare anche questi episodi à si può porre la doppia diagnosi di CICLOTIMIA insieme a DISTURBO BIPOLARE. I sintomi determinano un grave disagio o danneggiano le aree di funzionamento.
In tutti questi disturbi il nucleo patogeno è di origine depressiva e si sviluppa e manifesta in forme diverse (per esempio negli episodi maniacali il soggetto cerca di superare e mascherare le tendenze depressive manifestando i sintomi opposti) à per capire questi disturbi e per poter intervenire è necessario considerare i termini della depressione, che viene valutata secondo svariati modelli terapeutici.
Secondo il modello sistemico la depressione del soggetto è l’espressione del malessere sistemico in cui vive. Il “paziente designato” ha il ruolo di manifestare i contenuti depressivi nascosti da altri membri del nucleo per mantenere l’equilibrio sistemico.
Interessante è una classica interpretazione della depressione offerta da Freud. Questi paragona la melanconia allo stato che vive una persona quando subisce un grave lutto: il sentimento di perdita verso l’oggetto investito narcisisticamente viene vissuto come la perdita di una parte di sé stessi, della propria vita pulsionale. Si provano sentimenti di dipendenza e di vulnerabilità verso l’oggetto fonte di identificazione e si teme di non poter + riuscire a vivere senza di esso. Possono svilupparsi sentimenti di rabbia verso l’oggetto perché abbandonino e sensi di colpa per la fantasia di averlo distrutto con la propria aggressività. La rabbia contro l’oggetto interiorizzato viene rivolta contro sé stessi provocando nel soggetto una percezione svalutativa di sé stesso e sentimenti di autodistruzione. Spesso il rivolgere l’aggressività contro sé stessi, piuttosto che verso l’oggetto amato, è un modo per salvaguardarlo e non perderlo. È preferibile svalutare e colpevolizzare sé stessi piuttosto che la persona da cui si dipende.
Invece, secondo la Klein la depressione deriva dal mancato superamento della posizione MANIACO–DEPRESSIVA. In questa fase il soggetto supera la scissione e conquista la percezione integrata dell’oggetto intero. “Oggetto buono” e “oggetto cattivo” si fondono insieme e l’oggetto diventa ambivalente e fonte di conflitto. L’aggressività rivolta contro “l’oggetto cattivo” minaccioso distrugge anche “l’oggetto buono” fonte della linfa vitale. L’individuo prova quindi sentimenti di colpa e di perdita per aver danneggiato “l’oggetto buono”, che cerca di riparare attraverso atteggiamenti maniacali. Maniacalità e depressione sono due facce della stessa medaglia.
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